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aprile 2022 - luglio 2022
Continua l’avventura de “L’ARGINE”. Questo secondo numero si apre con un breve dialogo con il performer Andrea Contin che ci introduce nel suo universo in bilico tra ironia e drammaticità e dove i contenuti della sua arte si esprimono attraverso un rilevante e fondamentale coinvolgimento del corpo. Continueremo con una intervista a Pasquale Palmieri fotografo con lo sguardo molto vicino al “realismo magico” e che da anni racconta attraverso le sue immagini il lavoro dell’artista internazionale Mimmo Paladino. Architetto, predilige la rappresentazione dello spazio, senza tralasciare rilevanti riferimenti antropologici. Pier Luigi Olivi, artista, scrittore ma in questo caso specifico fotografo, ci proietta negli anni della leggendaria legge 180 di Franco Basaglia. Un suo racconto ci accompagna nel mondo dei manicomi di quel periodo, illustrandoci con alcune sue fotografie scattate in quei momenti, di cui alcune ancora inedite, l’avventura di Marco Cavallo simbolo della libertà riconquistata dagli internati. Segue il dialogo tra il pittore Andrea Martinelli con sua figlia Maria Serena, costumista, che tocca varie tematiche sulla complessità e le difficoltà che si incontrano nell’intraprendere la vita di artista. Il padre con grazia, infonde certezze, ma soprattutto dubbi che la figlia accoglie con consapevolezza e accettazione. Potremo leggere, inoltre, alcune poesie inedite della studentessa universitaria Chiara Lazzaretto. Diverse sono pensate e scritte in inglese e poi tradotte da lei stessa in italiano. Temi come il mito e la storia evocano mondi passati, ma resi attuali per mezzo dell’eterno e universale linguaggio dell’amore. Come oramai di abitudine ad ogni inizio contributo ci saranno dei ritratti eseguiti appositamente per “L’ARGINE: in questo numero sono stati realizzati dalla pittrice Greta Bisandola.
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Profilo - Andrea Contin Andrea Contin (Padova, 1971), vive e lavora a Milano. Diplomato all’Accademia di Belle Arti di Bologna e laureato in Psicologia all’Università di Padova, affianca alla ricerca artistica l’insegnamento, la curatela, la scrittura critica e l’attività nel sociale. Ha esposto in numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero, ha partecipato a premi e residenze, tenuto seminari e conferenze in musei e istituzioni e insegnato al Liceo, in Accademia, all’Università, in Comunità per minori e in carcere. Andrea ti sei diplomato all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Nell’immaginario collettivo si pensa che di solito diplomandosi in una accademia d’arte le strade da percorrere siano quelle della pittura o della scultura, insomma delle arti plastiche. Credo sia interessante per conoscerti meglio, sapere quale è stato il tuo percorso che ti ha portato alla performance. Andrea Contin: Arrivai a Bologna nel 1993 dopo un periodo cupo all’Accademia di Venezia, dove il momento più formativo era stato quello dell’occupazione del Novanta e dove, di prassi, eravamo immersi in un mondo fittizio di scontro tra figurativi e astrattisti, neanche fossimo stati negli anni Cinquanta, mentre fuori succedeva di tutto, dal Post Human agli Young British Artists, solo per dirne un paio. Una bolla isolata e olezzante di olio di lino e trementina che mi prese a nausea e mi portò fortunatamente allo scontro frontale con un mondo non mio, fino a farmi scappare altrove. Approdato a Bologna trovai i miei Maestri, Concetto Pozzati in primis e poi Severino Storti Gaiani, docente burbero e geniale a cui devo buona parte del mio metapensiero sull’Arte, che un giorno mi disse che non ero un pittore per indole e che, casomai, avrei dovuto fare performance perché ero un esagitato. La lezione successiva gli arrivai silenzioso alle spalle, gli feci prendere un grande spavento e, quando stava per defenestrarmi, gli dissi sorridente: performance! Credo sia cominciato tutto lì, grazie a persone di un livello culturale, artistico e umano altissimo che mi hanno aiutato prima di tutto a centrare un’identità ancora indefinita e frammentata. |
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Dialogo - Pasquale Palmieri Pasquale Palmieri. Vive e lavora a Benevento, dove alla Fotografia affianca il mestiere di architetto. Pierantonio Tanzola: Con Pasquale Palmieri ho da subito percepito un’affinità elettiva che corrisponde ad una comunanza di intenti nei confronti della fotografia. Devo aggiungere, inoltre, che è nato a Benevento, in Campania, Terra di mio padre e questo non è fattore secondario, perché si cela nelle sue fotografie il sentimento di una patria spirituale, un luogo dell’anima che rende il suo lavoro analogo al mio. Questo si traduce nella sua netta capacità di percepire gli eventi nel momento in cui accadono. Rapisce gli attimi, non reali, ma veri poiché il momento ritratto non è bloccato, ucciso, ma sospeso. Non c’è il sapore dell’attimo decisivo, ma evocativo. Nelle sue fotografie si può decifrare un momento verità che nella realtà non potremmo mai percepire. Pasquale ci offre questo: l’essenza di quell’evento, l’epifania di ciò che effettivamente non avremmo mai potuto identificare. Le sue immagini non ritraggono cose esatte, ma manifestano cose vere. E questa è la sua potente cifra. Pasquale, mi raccontavi qualche tempo fa, che il tuo amore per la fotografia è nato dall’aver frequentato lo studio fotografico di tuo nonno. Trovo questa storia molto interessante, perché alle volte si può comprendere che la vita inizia il suo percorso attraverso una fascinazione infantile, innocente, che ci accompagnerà, senza mai finire di stupirci, per tutta la nostra esistenza. Vuoi raccontarci come è accaduto? Pasquale Palmieri: Grazie Pierantonio! Che bello scoprire una origine comune in questa mia terra del sud, ma nebbiosa e metafisica come la città che ti ospita! Iniziamo però questo viaggio ancora più a sud. Per ragioni di lavoro dei miei genitori ho trascorso gran parte della mia infanzia con i miei nonni materni in un paesino del Salento, Minervino di Lecce, con una nonna sarta e un nonno fotografo. Mio nonno era diventato fotografo per passione, non tanto per la fotografia quanto per la donna di cui era innamorato. Da giovane era stato un finanziere, trasferito negli anni trenta in terra d’Otranto. Qui conobbe una giovanissima ed elegante ragazza per la quale perse la testa. All’epoca i militari non potevano sposarsi prima di aver raggiunto una età matura ma la passione di Andrea (era questo il suo nome) non poteva aspettare. Non esitò a congedarsi dalla Guardia di Finanza per coronare il suo sogno d’amore, ma aveva bisogno di un nuovo lavoro. Fu proprio Gesuina, la donna che gli aveva rubato il cuore, ad incoraggiarlo a far diventare mestiere un suo diletto, la Fotografia.
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Inedito - Pier Luigi Olivi Pier Luigi Olivi. Adolescente, frequenta il mondo dell’arte, amicizia con artisti veneziani. Nel ’70 pubblica Il Compagno 0143648. Dal ’65 all’ ’85 la passione per la fotografia, obiettivo su lotte sociali e il mondo dell’arte. Tra i fondatori e animatori del Circolo Culturale La Comune che porta a Venezia il teatro del premio Nobel Dario Fo. Nel ’75 il racconto Furia, cartella con incisioni di 6 artisti, prefazione Cesare Zavattini, esposizione alla Galleria d’Arte il Traghetto, Venezia. 1986: Murrine, poesie con serigrafie di 3 artisti, prefazione Nantas Salvalaggio, Editrice Cafoscarina, mostra alla Galleria Il Traghetto. Idea e produce la guida Venezia Cannaregio, edita in quattro lingue, fotografie di Graziano Arici. Nell’87 Dieci poesie e il libro della canzon d’amore, illustrazioni Luigi Gardenal, prefazione Enzo Di Martino, Editrice Cafoscarina, esposizione alla Galleria d’Arte Il Traghetto; Venise Venise, mostra di poesia e arte alla Galerie d’Art Contemporain St-Ravy-Demangel, Montpellier. 1988: Poème à porter, presentazione e mostra al Londra Palace Hotel, Venezia. 2012: ‘scopre’ The Vice of Reading di Edith Wharton, inedito in Italia, lo pubblica con la sigla OLIBELBEG VENEZIA. Progetta il libro d’arte VENEZIA VENEZIA, poesia di Pier Luigi Olivi, immagini di Luigi Gardenal, prefazione Salvatore Settis, nota di Mario Stefani, Edizioni My Monkey, 2019. Nello stesso anno realizza La BiBiennale di Venezia e Suite Veneziana. Nel 2020 Carnival, Planet 2020 e La Terza Colonna. La BiBiennale di Venezia è un project in progress con opere composte da testi e immagini in stampa digitale, con la partecipazione di Salvatore Settis, Tomaso Montanari, Francesca Brandes. Un filo rosso di continuità, to America with Love. Pier Luigi: Mi sembra di avere conosciuto Vittorio Basaglia negli anni ‘66 o forse ’67, probabilmente in contesto artistico o forse politico. Erano anni in cui spesso ci si riuniva in collettivi o assemblee per discutere di come contribuire attivamente ai cambiamenti sociali, politici e artistici che stavano avvenendo. Eravamo entrambi iscritti al PCI, lui nella sezione di San Polo io in quella di Cannaregio. Pochi anni dopo io avrei abbandonato il Partito Comunista per Avanguardia Operaia. Vittorio invece è rimasto iscritto al PCI. Con il ’68 i nostri rapporti si sono fatti più frequenti. Ci si trovava in spazi pubblici, nell’Accademia di Belle Arti occupata dagli studenti nell’aprile di quell’anno, in sedi di associazioni o di partiti politici, semplicemente a casa di qualcuno. Ci si avviava alle date della famosa “contestazione alla Biennale”, finita poi con intervento massiccio della celere e le cariche ai manifestanti in Piazza San Marco. Durante quella contestazione la quasi totalità degli artisti italiani che dovevano partecipare alla Biennale ha deciso di ritirare le proprie le opere. Durante queste assemblee all’Accademia ho avuto occasione d’incontrare anche Gastone Novelli e Pino Pascali, con quest’ultimo ricordo che ho avuto anche una discussione-scontro (probabilmente sulla partecipazione o no alla Biennale). Insomma... erano anni di intenso dibattito e di scontri! L’anno prima invece avevo conosciuto Giuliano Scabia nella sede del Centro di Documentazione Rosa Luxemburg, di cui ero membro e uno dei tanti fondatori. Altri momenti di festa e gioia nel reparto psichiatrico dell’ospedale di Trieste. Sulla sinistra Marco Cavallo in fase di lavorazione. (foto Pier Luigi Olivi - Archivio Graziano Arici)Al centro, davanti allo scheletro della scultura appena abbozzata, con la barba e gli occhiali, Vittorio Basaglia. Di spalle davanti a lui il pittore Federico Velludo, sulla destra un medico dell’ospedale
(foto Pier Luigi Olivi - Archivio Graziano Arici)
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Confronto - Maria Serena e Andrea Martinelli Andrea Martinelli (Mistràl) è nato a Prato il 12 marzo 1965, città dove attualmente vive e lavora. Dopo essersi diplomato all’Istituto d’Arte di Porta Romana a Firenze, nel 1988 vince il premio Tito Conti, grazie al quale l’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze gli assegna come borsa di studio un atelier in Piazza Donatello per la durata di cinque anni. In quel periodo dà vita a una serie di opere dal titolo Senescenze, che attirano l’attenzione del critico e storico dell’arte Giovanni Testori. Tra il 1992 e l’anno seguente nascono dunque imponenti ritratti di anziani e del nonno Dino, in cui l’artista si concentra con singolare perizia nell’impietosa e ossessiva definizione dei tratti somatici. In queste opere emerge la forte attenzione per il disegno, tecnica che nel corso degli anni acquista un predominante interesse nella sua ricerca. Nel dicembre del 1993 questi lavori vengono riuniti presso le sale dell’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze, e poi, l’anno seguente, alla Compagnia del Disegno di Milano con un testo in catalogo di Maurizio Cecchetti. Maria Serena Martinelli nasce il 18 luglio del 1993 a Prato, città riconosciuta a livello internazionale per la sua ricerca in ambito tessile e la sua cultura per la moda. Andrea Martinelli: Qualche giorno fa ho ritrovato per caso nel mio archivio fotografico, una vecchia foto che ci ritraeva insieme. Era una foto scattata in occasione della mia prima importante personale all’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze, e tu eri piccolissima e dolcissima tra le mie braccia. Avevi pochi mesi. Era il 1993. Io mi affacciavo per la prima volta al meraviglioso mondo dell’arte, e tu alla vita. Maria Serena: Mi domando spesso cosa significhi essere un vero artista. Appena un anno fa abbiamo esposto insieme le nostre opere in questo meraviglioso evento, e questo mi ha portata a riflettere su me stessa e sul mio percorso artistico, che è solo all’inizio. Sinceramente pensavo che non sarei mai riuscita a realizzare qualcosa che fosse all’altezza della situazione, ma allo stesso tempo non mi sarei mai perdonata se non lo avessi fatto. Per molti essere “figlia d’arte” è come avere la strada tutta in discesa. Invece non è così. Anzi, collaborare insieme, mi ha messo davanti agli occhi la realtà. Solo oggi, a quasi trent’anni d’età mi rendo conto di non essere nemmeno all’inizio del mio cammino artistico. La ragazza col cappello di paglia (studio), matita, pastello e acquarello su carta, cm. 40x27Abito per la contadina di Auvers, abito intero in crepe de chine a pois con gioiello su colletto, cappello in paglia e grembiule bianco in cotone (Alessandro Pucci Studio Fotografico)Joseph e le ombre (studio n.2), matita e acquarello su carta, cm. 40x27 |
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Under 25 - Chiara Lazzaretto Chiara Lazzaretto è nata a Padova nel 2002 dove vive e studia Lingue all’università. Vetri di bottiglia Molteplici rintocchi inesorabilmente L’immobilità si infrange, vetri di bottiglia Forse è questo che siamo: vetri di bottiglia il ritratto di Chiara Lazzaretto è di Greta Bisandola |
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Greta Bisandola Greta Bisandola (Monselice 1976) diplomata in grafica inizia la sua carriera di illustratrice nel 1996, collaborando con agenzie pubblicitarie e case editrici. Avvicinandosi sempre più alla pittura, dal 2006 comincia ad esporre le sue opere in sedi nazionali ed internazionali tra le quali Kunsthaus Tacheles (Berlino), Palazzo Durini (Milano), Museo Civico (Bassano del Grappa), Museo Diocesano (Padova), Museo Civico (Asolo). Entra a far parte con i suoi lavori nel progetto The Bank Contemporary Art Collection. foto Andrea Rosset |
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Pierantonio Tanzola
(Udine, 5 maggio 1963). Pittore, fotografo e filmaker vive e lavora a Padova. Espone le sue opere nelle più prestigiose gallerie italiane ed estere. Collabora con alcune riviste letterarie tra le quali Panta (Bompiani), Nuovi Argomenti (Mondadori). Con lo scrittore Marco Mancassola pubblica il libro Il ventisettesimo anno (Minimumfax 2005) dove vengono inserite le sue fotografie ad accompagnare i racconti e realizza il video-documentario L’arte del confine. Nel periodo che segue si dedica molto all’attività di filmaker (Omissis; I frutti del fuoco; Carol Rama- Novanta). Alcuni di questi film saranno selezionati e finalisti in festival cinematografici. Collabora con la casa editrice Allemandi eseguendo ritratti fotografici per le monografie su artisti contemporanei. Nel 2009 è a Berlino per la mostra “…Ergo…” presso la Kunsthaus Tacheles. Nello stesso anno realizza il film intervista sul grande artista Antonio Lopez Garcia. Nel 2011 il Vittoriale degli Italiani gli commissiona il docu-film “Sebastiano”. Nello stesso anno viene invitato alla 54° Biennale di Venezia - Padiglione Italia. Nel gennaio 2012 SEA aeroporti Milano, la Provincia di Milano e il Comune di Milano danno l’incarico in esclusiva a Pierantonio Tanzola di documentare con fotografie e video il percorso dei sette Savi di Fausto Melotti dal recupero all’interno del magazzino del Liceo Carducci,al restauro fino all’allestimento presso LA PORTA DI MILANO a MALPENSA. Documentario e foto saranno proiettati per tutto il tempo dell’esposizione curata da Angela Vettese. Nel 2016 presso il Palazzo della Ragione di Padova, esibisce i suoi ritratti fotografici di artisti e scrittori nella mostra “Visi d’arte” all’interno della manifestazione letteraria “Babele a nordest” curata da Vittorio Sgarbi. Nel febbraio del 2017 allestisce “Caratteri” a Milano presso i Frigoriferi Milanesi a cura di Stefano Annibaletto. Nel 2018 viene presentato e proiettato il suo film “Luciano Zarotti” presso la Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Cà Pesaro a Venezia. Nello stesso anno allestisce una mostra monografica dal titolo “Tanzola_Tradimenti” a Medole (MN) presso il Museo Torre Civica presentata da Franco Piavoli e Flavio Arensi. Sempre nel 2018 pubblica il poemetto “LUOMO” con presentazione di Marco Fazzini. Nel 2019 espone fotografie e video “I sette Savi di Fausto Melotti. La magia di un ritorno” presso la Porta di Milano a Malpensa a cura di Flavio Arensi e allestimento di Michele De Lucchi. Nello stesso periodo viene allestita la personale “EPOCA” presso Parco Foundation di Casier (TV).Nel 2020 espone nella mostra “DACCAPO” curata da Giordano Bruno Guerri presso il Vittoriale degli Italiani. E’ del 2021 la partecipazione con il video “Natura Facit Saltus” alla mostra “Terra Sacra” curata da Flavio Arensi presso la Mole Vanvitelliana ad Ancona.Nello stesso anno fonda il periodico culturale “L’Argine” (My Monkey edizioni). Sempre nel 2021 per “The Bank Contemporary Art Collection” realizza il film “DUE” con protagonista lo scrittore Gabriele Dadati. Nel 2022 al museo civico Eremitani (PD) viene presentato e proiettato il suo film “Silvio Lacasella”. Sempre nello stesso anno realizza per il museo civico Eremitani (PD) il film dedicato al pittore spazialista “Saverio Rampin”. Nel 2023 espone in una personale dal titolo “MOTIVI” presso la galleria Il Ponte 04 di Pieve di Cento.
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Per i testi:
©Editoriale - Pierantonio Tanzola
©Profilo - Andrea Contin, Pierantonio Tanzola
©Dialogo - Pasquale Palmieri, Pierantonio Tanzola
©Inedito - Pier Luigi Olivi, Andrés David Carrara
©Confronto - Maria Serena Martinelli, Andrea Martinelli
©Under 25 - Chiara Lazzaretto
Per le immagini:
©Andrea Contin, Simone Falso
©Pasquale Palmieri
©Pier Luigi Olivi, Archivio Graziano Arici
©Maria Serena Martinelli, Alessandro Pucci Studio Fotografico
©Andrea Martinelli
©Greta Bisandola